lunedì 24 novembre 2014

CALDA SERA D'AUTUNNO








Ormai le 19 sono calate anche da noi.

Buio, freddo, quasi gelo. Le luci del giardino sono avvolte da tante di quelle goccioline di umidità che sono ormai parte integrante di quella debole, opaca, fredda e sola fonte, isolata nell'immensità dei giardini così vuoti.  L'erba quasi si ritira da sola e le sedie si avvicinano per farsi compagnia reciproca. Gli alberi muovono intimoriti i loro rami per cercare di darsi lieve vita e scrollarsi di dosso quell'umidità e quel freddo che s'infiltrano in profondità. L'unica, attiva e in movimento è l'aria: frizzante, pungente e divertita dalla sua travolgente corsa negli angoli più bui, intenta ad occupare anche il più piccolo spazio possibile per annebbiarlo ed immobilizzarlo sotto la sua forte morsa gelida.

Ma ecco che nella rigida immensità di quei giardini e quei parcheggi così bui una fonte di luce calda fa capolino in fondo al vialetto: il salotto dell'Ostello. Luminosità, allegria, bambini che corrono, genitori che guardano la tv, ridono coi figli. Un po' più in là si scorge ancor più attività. E allora lasciando alle spalle il cancello e quei sassi freddi  seguiamo l'invito ad entrare.

La porta si apre e un'accogliente temperatura ci immerge in tutt'altro clima; 20 gradi cominciano ad ammorbire il nostro rigido sorriso, riattivano tutti i muscoli del viso e avvolgono il corpo in un caloroso abbraccio di benvenuto. La tv accesa sui cartoni animati porta allegria e la mamma col bambino in braccio, seduti sulla poltroncina sono protagonisti di questa amorevole scenetta. Nella bibliotechina sulla sinistra, poco più isolata ma sempre nello stesso clima, una seconda tv è accesa sul telegiornale. Una coppia adulta si tiene aggiornata sull'attualità e le novità godendosi questo luogo di relax assoluto.

Anche l'olfatto comincia a percepire profumi. Ma questi non sono qui vicino, in biblioteca o in salotto, ma più in là. Attraversando ora la prima area ecco che il profumo di pietanze varie ci invade. Una seconda sala. Con tavolini apparecchiati semplicemente. Alcuni ragazzi giocano sfidandosi divertiti a freccette. Un gioco semplice e diverso dalla tecnologia di adesso ma i ragazzi sembrano non preoccuparsene affatto. Si sfidano, ridono, scherzano e si divertono. Intanto una donna con bicchieri, piatti, verdure e una pentola di pasta schiva le freccette dei ragazzi attraversando la sala e raggiungendo finalmente il tavolo per loro apparecchiato. Qui in un angolino il marito, ben vestito ed elegantemente seduto si tiene aggiornato leggendo il giornale, controllando i ragazzi con la coda di un occhio, e ricambiando con l'altra lo sguardo della moglie mentre posa i piatti. Chiude il giornale e chiama i ragazzi a tavola.

Altri profumi provengono, però, da uno spazio nascosto oltre la sala da pranzo, lo stesso da cui prima magicamente è uscita la donna con piatti e pietanze profumate ed in cui la stessa sta rientrando per prendere una bottiglia d'acqua per i suoi ragazzi; che ormai abbandonate le freccette si sono seduti e chiacchierano col padre narrandogli la giornata con entusiasmo e dettagli. Quello spazio è un piccolo bar, un bancone in acciaio, un lavabo, una macchinetta del caffè, un fornetto; uno spazio piccolo e semplice; uno spazio in cui ora cinque persone si accalcano e si muovono con piatti e cucchiai vari intenti a prendere chissà cosa per preparare la cena. E intanto un vociare travolgente riempie ogni angolino del bar. Non pensavo che cinque sole persone potessero intraprendere tre discorsi contemporaneamente e creare così tanto rumore. Due che si confrontano, due che lavano le posate e chiacchierano tra loro e uno che aprendo il frigorifero si autotranquillizza cercando di capire dove ha lasciato la confezione di prosciutto che in quel casino non trova più.

Abbandoniamo allora questo vociare invadente, attraversiamo nuovamente la calda e viva sala da pranzo dove ormai le freccette sono da parte, anche se solo momentaneamente, per riattivarsi appena terminato il pasto; riattraversiamo il salotto adesso abbandonato, con la tv lasciata accesa e le poltrone fuori posto pronte ad essere rioccupate e usciamo dalla porta.

Ecco che i giardini sembrano quasi meno bui, le sedie al loro posto aspettano l'arrivo del sole, di una nuova giornata, gli alberi si lasciano avvolgere dall'aria frizzantina ed il parcheggio è abitato dalle auto, quelle che hanno permesso di portare vita nel nostro caldo ostello.